Industria 4.0 e competitività,gli ingredienti di una politica industriale fortemente innovativa!
ll Presidente Marco Gay ospite dell’Istat per la presentazione del Rapporto sulla competitività dei settori produttivi ribadisce che la sfida futura dell’Italia è quella di dotarsi di una visione di politica industriale per aiutare lo sviluppo di settori ad alta competitività e proteggere quelli momentaneamente in crisi ma strategici per l’impatto di filiera o di territorio.
Serve quindi un piano per sostenere la creazione di una industria 4.0 – ad altro valore aggiunto e fortemente innovativa – per cui è necessario agire su quattro pilastri di competitività: finanza per lo sviluppo, ricerca e innovazione, acceleratori dello sviluppo, governance.
Tradotti in azioni concrete, significano:
1. ridurre il gap digitale che ha un costo di 3,6 mld in termini di competitività e che limita tutti quei mercati fortemente dipendenti dall’ICT come le tecnologie abilitanti, la robotica, le scienze della vita, le biotecnologie e la green economy;
2. implementare l’approvvigionamento energetico, da diversificare e ridurre nel costo, invece le trivellazioni sono state bloccate dagli ennesimi ricorsi su cui si è aperto un referendum;
3. modernizzare le infrastrutture carenti – oggi l’alta velocità si ferma a Salerno! – con un costo di mancata modernizzazione di 30 mld l’anno, il cui adeguamento ai livelli europei potrebbe generare un incremento del PIL del 12% in 10 anni con una maggiore occupazione di 2,8 milioni di unità;
4. risolvere le lentezze legate alla governance, dalla giustizia all’aggravio burocratico, e il problema della distrazione di risorse a causa dell’illegalità: dalla corruzione all’economia criminale i miliardi sottratti ammontano a 260;
5. potenziare la finanza per lo sviluppo: oggi abbiamo un Paese in letargo, con 2mila miliardi di debito e ben 4mila miliardi di risparmi11. Un Paese, cioè, che spende ma non investe, che non finanzia nuove opere e nuove imprese ma solo spesa corrente.
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